Lo so, non è un discorso facile cui approcciarsi. Intanto, sgombriamo il campo dagli equivoci: non intendo fare un discorso tecnico, che è, per la gran parte degli studiosi, ormai chiuso. Difatti, già dal ’99 è in vigore una legge per il riconoscimento del Friulano come lingua (sottolineiamo, lingua) minoritaria, in applicazione del principio dell’art. 6 della Costituzione (‘La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche’). Non mi dilungherò di più sulle questioni giuridiche: fatto sta che il Friulano è stato riconosciuto come lingua dallo Stato italiano, e non voglio discuterne il merito.
Voglio, piuttosto, discutere l’uso che di questo riconoscimento se ne fa, e che ben possono intendere tutti coloro che hanno del Friuli un’idea da ‘esterno’, scevro da condizionamenti familiari e/o scolastici. Intendo dire che in Friuli esiste una sorta di ‘condizionamento ambientale’ per via del quale il Friulano è percepito come La lingua.
Ma partiamo da un po’ più lontano, e facciamoci una domanda. Quant’è importante la tradizione, oggi? E’ una questione cui ho già accennato, tra le righe, su questo giornale, e alla quale sono molto interessato. La risposta è sì, ovviamente; è, però, un sì molto condizionato.
E’ importante se non diventa prevaricazione nei confronti del vicino (vicinissimo) ‘compatriota’ –usiamolo pure, ma è un termine per me obsoleto-, quale potrebbe essere il triestino o il veneto.
E’ importante se non diventa arroccamento; un arrotolarsi su se stessi; una fuga dalla modernità; un rifiuto di ciò che rappresenta il ‘diverso’.
A differenza di quanto possa sembrare, io non sono nazionalista. Tutto l’opposto. Non è bello parlare di sé in un articolo, ma preciso soltanto che il mio orientamento è per un’unione federale europea, con poteri politici centralizzati e poteri amministrativi devoluti alle mille ‘piccole patrie’ europee (e quindi i Paesi Baschi, certo la Sardegna, e così via, sino a, se lo vorrà, il Friuli). Non mi si può quindi tacciare di conservatorismo e nazionalismo glotto-culturale. D’altro canto, stando così la situazione, con una pessima percentuale di italiani parlanti una seconda lingua (come Inglese o Francese), mi sembra una questione ridicola quella dell’insegnamento, per fare un esempio concreto, del Friulano nelle scuole. Si tratta, a mio avviso, non di una questione di merito: infatti ho già detto che in quella non voglio entrarci e che, anzi, la questione si sia più o meno risolta; bensì di una questione di principi, direi quasi filosofica se non fosse per la mia profonda insipienza in questo campo. L’idea che mi disturba è infatti l’arroccamento culturale. Finché si parla di protezione e rivitalizzazione del Friulano (come di tutti gli altri dialetti/lingue italiane; su questo punto ritornerò più avanti), sono del tutto d’accordo; come del resto sono contro l’abolizione del Greco persino nei licei classici, idea birichina che è sempre in agguato. Cosa può salvaguardare una cultura (quella greca come quella friulana), se non la sua propria lingua? Lo stesso valore di un termine, il numero dei suoi sinonimi, la sua presenza/assenza nel vocabolario, ogni sua lettera, vocali e consonanti, tutto può parlarci di un popolo, dei suoi costumi, delle sue tradizioni, dei suoi valori. E questo era il pensiero di un grande cultore della lingua friulana, Pierpaolo Pasolini, che da ottimo scrittore qual era amava perfino il suo suono, il suo ritmo.
Questi sono i motivi per cui una lingua, ma anche (forse soprattutto) un dialetto, andrebbero salvaguardati. Ma di questo si devono occupare i linguisti, gli studiosi di etnoantropologia, anche i sociologi. Comunque, gli studiosi. Non i politici.
E il guaio del Friulano è che i politici se ne sono occupati fin troppo, lo hanno strumentalizzato e lo hanno distorto; o, meglio, ne hanno distorto il significato. Così, torniamo al principio del nostro discorso. Quello che ho definito ‘condizionamento ambientale’, che porta chiunque sia stato educato in provincia di Udine a pensare al Friulano come La lingua, finalmente riconosciuta. La lingua, alla pari dell’italiano, del ladino e del sardo.
Ma qui si sbagliano. Sono lingue riconosciute anche l’Emiliano-Romagnolo, il Ligure, il Lombardo (che risulta parlato anche in Sicilia!), il Napoletano (detto anche Volgare pugliese), il Piemontese (riconosciuto lingua già dal 1981, ben prima del Friulano), il Siciliano…E così via.
Nulla di speciale, quindi.
La sua particolarità nasce da questo grande equivoco, di questa ritenuta unicità causata dalla politica locale, che ha spinto su questo aspetto (buono in partenza) così importante per la comunità, per operare una disgregazione campanilistica esasperata, e in buona sostanza anche assurda.
Prendiamo l’insegnamento delle scuole: perché il Friulano di Udine sì, e quello di qualunque altra comunità no? Che si fa, si insegna una lingua diversa in ogni paese? E ci sono abbastanza insegnanti per farlo? Si capisce che così si finisce nel caos.
Si ritorna al solito discorso dei cartelli in dialetto, sparsi per il Nord leghista: fuori da ogni ironia, il significato di quei cartelli mi fa tristezza. Il Friulano sbandierato come ‘Totem anti-altro’ mi fa tristezza. Non è un caso che questa del Friulano sia una questione tanto particolare, perché è stata indotta dall’esterno, da una politica furba e disgregatrice (il contrario della buona Politica, quindi). Un fattore così importante, cioè la lingua/dialetto (la differenza, sul piano politico, per me non esiste: abbiamo visto come anche parlate considerate ‘dialetti’ siano in realtà ‘lingue’), diventa semplice, ottuso e controproducente particolarismo. Ed è contro quest’ultimo che mi batto; ed ecco perché, provocatoriamente e al di fuori da qualunque discorso tecnico-glottologico, dico: ‘Il Friulano non è una lingua, ma un dialetto!’
Permettetemi una piccola postilla. Ho tralasciato volontariamente di parlare della ragione più comune (ma anche, scusatemi, la più stupida) che viene addotta per giustificare la definizione di ‘lingua’ per il Friulano: ‘Se mi metto a parlarla, tu non mi capiresti!’ Cosa, questa, che avviene in realtà per qualunque altro dialetto (ma questa obiezione solitamente viene zittita dalla faccia profondamente offesa dell’interlocutore friulano). Per rispondere a questa argomentazione, vorrei chiudere con una citazione in ligure, che molti ritengono dialetto, ma che in realtà è una lingua allo stesso modo del friulano. E allo stesso modo di quasi tutte le parlate d’Italia, che però non hanno subito la stessa strumentalizzazione del Friulano, e sono tutelate senza rumorosi e prepotenti strepiti di tromba.
‘E ‘nt’a barca du vin ghe naveghiemu ‘nsc’i scheuggi
emigranti du rìe cu’i cioi ‘nt’i euggi
finché u matin crescià da puéilu rechéugge
frè di ganeuffeni e dè figge
bacan d’a corda marsa d’aegua e de sä
che a ne liga e a ne porta ‘nte ‘na creuza de mä.’
(Fabrizio De Andrè, Creuza de mä)
Francesco Scatigna (francesco.scatigna@sconfinare.net)
34 commenti
Comments feed for this article
12 Mag 2009 a 14:20
furlanadis
Mai letto tante “fesserie” come in questo intervento!
Anche perchè non è la lingua friulana ad essere tutelata e riconosciuta ai sensi dell’art. 6 della Costituzione italiana (e poi dalla L. 482/99) ma la MINORANZA LINGUISTICA STORICA FURLANOFONA.
Dunque siamo in presenza ad un diritto COLLETTIVO riconosciuto dalla COSTITUZIONE ITALIANA ad una COMUNITA’ STORICA che parla una lingua che NON appartiene al SISTEMA LINGUISTICO ITALIANO.
Anche se l’idioma friulano fosse un dialetto, NON LO E’ DELLA LINGUA ITALIANA!
Mai sentito parlare di un certo GRAZIADIO ISAIA ASCOLI………
23 agosto 2009 a 03:33
CommanderP5
A parte che il commento precedente indica la pochezza di certe persone, che, nonostante nell’articolo venga ripetuto DECINE di volte che non si sta mettendo in dubbio lo “staus” di “lingua” del friulano, non riescono a capire lo stesso questo semplicissimo concetto..
Premetto che sono nato in Friuli (..-Venezia-Giulia, meglio non dimenticarlo ^^)e vivo qui da sempre, ma non per questo non ho potuto cogliere quanto scritto nell’articolo, forse perchè ho la fortuna di avere mamma triestina e padre pugliese, cosa che mi ha sempre fatto sentire ITALIANO, prima che friulano..
E’ verissimo “l’indottrinamento” che si fa ai bambini fin da piccoli, se volontariamente o meno questo non sta a me dirlo, fatto sta che le famiglie che parlano ai propri figli nell’unica Lingua con la L maiuscola, quella di Dante e Manzoni, si contano sulle dita di una mano..
Sono daccordo anche sul fatto che la tutela di questo o quell’idioma minore debba essere demandata a studiosi e scienziati, lasciando perdere scuola dell’obbligo e pubblica amministrazione, visto che già con il semplice Italiano capita spesso di fare errori e confusione..
Se tutti questi integralisti della “marilenghe” fossero stati coerenti e ragionevoli, avrebbero potuto imparare dal detto friulano “ogni campanile ha la sua lingua”, rendendosi conto che l’idea stessa di un dialetto assurto a lingua parlata, insegnata ed usata nei pubblici uffici è pura follia..
Grazie per il tuo articolo, ormai raro come una mosca bianca, su questo argomento.
4 settembre 2009 a 14:04
Friuliana89
http://www.corriere.it/cronache/09_settembre_03/furlan_dialetti_io_donna_567d18ea-9892-11de-b8d4-00144f02aabc.shtml
11 novembre 2009 a 10:40
Prof. Giovanni Cattarinich
Io penso che il friulano sia un dialetto, non una lingua. Il suo uso limitato è certamente dialettale, non linguistico.
4 dicembre 2009 a 11:36
dott. Luca Campanotto
Vi ho trovati solo ora, tramite Google.
In tutta questa storia, l’unica strumentalizzazione politica sta nel nazionalismo totalitario e nell’assimilazionismo linguistico repressore che ancora pervadono in profondità, sin dalla sua nascita, tutto lo stato italiano.
Per approfondimenti, consiglio un interessante sito: http://www.com482.org
Ed alcune mie recenti pubblicazioni, disponibili a questo link: http://www.ilgiornaledelfriuli.net/?s=luca+campanotto
Per chi fosse interessato, segnalo anche un nuovo portale friulano: http://www.furlanfriulano.eu
8 dicembre 2009 a 13:14
dott. Luca Campanotto
Per chi volesse ascoltare un’altra campana:
http://www.com482.org
http://www.ilgiornaledelfriuli.net/?s=luca+campanotto
http://www.furlanfriulano.eu
10 dicembre 2009 a 09:27
Francesco Scatigna
Penso di aver già spiegato tutto nell’articolo. Ringrazio tutti quelli che, d’accordo o meno, abbiano sentito il bisogno di commentare il mio articolo. Dico solo che del Friulano si è fatto finora un uso politico, e chi porta avanti quest’istanza concorre solo ad umiliare questa lingua, sporcandola di secondi fini.
19 marzo 2010 a 07:04
furlanadis
E che ne dite della nuova legge regionale, appena approvata, sulla valorizzazione dei dialetti venetofoni? Anche qui si prevede l’insegnamento a scuola del dialetto e tanti bei cartelli toponomastici in dialetto….
E per l’insegnamento a scuola non è neppure previsto il consenso dei genitori! Si fa….e basta!
Eppure nessuno se ne è lamentato! Anzi, promotori di questa legge regionale pare siano stati proprio quei politici che si sono più accaniti contro la legge regionale di tutela della minoranza linguistica storica friulana…..
Com’è che questa legge regionale va bene? Com’è che nessuno protesta? Eppure ne ha di elementi incostituzionali…..
19 marzo 2010 a 10:34
Francesco Scatigna
Vedo, un pò stupito a dir la verità, che questo articoletto continua a far discutere. Io ho cercato di rimanere equilibrato. Per rispondere a furlanadis (anche se con un nick così mi sembra che sia già fin troppo fermo della sua idea): ho parlato del friulano perchè è una situazione di bigottismo glottologico estremo, per così dire, e perchè ne ho da sempre conoscenza diretta. Se fossi in veneto, forse parlerei di questa legge, e mi creda, non per dirne bene.
Per concludere, una preghiera a tutti i miei amici friulani: smettete di fare le vittime di una persecuzione immaginaria; pensare che tutti ce l’abbiano con voi non è solo infantile, è anche egocentrico. Guardatevi un pò intorno, magari anche oltre Pordenone, chissà non ci sia qualcun’altro, oltre a voi. Solo questo.
20 marzo 2010 a 17:01
furlanadis
Allora va bene la nuova legge regionale sui dialetti venetofoni? Com’è che non le ha dedicato un intervento e nemmeno mezzo Post? Non la turba che con questa legge si preveda l’insegnamento (OBBLIGATORIO !) a scuola perfino del dialetto “dalmatico”, estinto da quel dì perfino in Dalmazia, ma stranamente presente in regione (dove non è però ben chiaro!)?
Che stranezza, tando “casino” mediatico per una legge regionale che in maniera minimale cercava di dare attuazione alla Legge statale 482/99 – notoriamente quasi del tutto non attuata a 10 anni della sua approvazione parlamentare – per quanto riguarda la minoranza linguistica friulana…..e il silenzio mediatico più tombale sull’insegnamento a scuola dei dialetti venetofoni ( e senza la necessità della richiesta dei genitori), sui cartelli toponomastici in dialetto venetofono, ecc. ecc…..
Evidentemente il fatto che la comunità friulana si percepisca “popolo” da molto, moltissimo fastidio …..
Attendiamo tutti ansiosi un suo POST sulla nuova legge regionale di valorizzazione dei dialetti venetofoni…
20 marzo 2010 a 17:19
Francesco Scatigna
Forse non sono chiaro quando scrivo, cerco di porre riparo:
fermo restando che non posso rispondere di ‘silenzi mediatici’, poichè il mio ‘spazio mediatico’ inizia e finisce qui; c’è di fatto che, come ho già ripetuto, mi trovo in Friuli e non in Veneto, dunque parlo di ciò che vedo e so (non seguo la legiferazione regionale nè ho intenzione di cominciare a farlo adesso). Non penso proprio dunque che sia per un non meglio identificato ‘fastidio’: fastidio di che? perchè? l’unico fastidio sono quegli enormi cartelli stradali, enormi e spaesanti perchè un legislatore ottuso vi ha voluto aggiungere la dicitura in friulano; o quei cartellini appiccicati con poca grazia sulle porte di edifici pubblici con la scritta ‘sburtait’, chè non sia mai che l’utente friulano debba titubare sul significato dell’italiano colto ‘spingere’…Ecco cosa da fastidio. Non un sentirsi ‘popolo’, ma vedere che i soldi pubblici vengono spesi per tradurre in friulano la Divina Commedia, mentre con l’auto sobbalzi sulle innumerevoli buche dell’asfalto di Gorizia. Mandi.
22 marzo 2010 a 20:04
dott. Luca Campanotto
Preciso solamente che la nuova legge regionale sui dialetti veneti in discussione non è quella della Regione Veneto (L.R. 8/07; inizia con una disposizione di principio quasi linguistica anche se molto ambigua, ma prevede misure concrete di carattere più che altro culturale); FURLANADIS sta parlando della Reg. Aut. Friuli – Venezia Giulia (nuova L.R. 5/10 appena approvata; strano che non sia stata evidenziata, in questo contesto; inizia a livello di principio con un richiamo alla dimensione culturale di cui all’art. 9 della Costituzione, ma nel dettaglio prevede poi delle iniziative pubbliche di carattere chiaramente linguistico) …
Inoltre, non prevedendo la L.R. F.-V.G. 5/10 un chiaro ambito territoriale di efficacia delle proprie disposizioni, rischia di prestarsi a non poche strumentalizzazioni, naturalmente ostili alle tre minoranze linguistiche regionali, previste dal D. Lgs. 223/02, di attuazione dell’art. 3 dello Statuto Speciale …
E queste sono persecuzioni tutt’altro che immaginarie, specie nei contesti politici e sociolinguistici particolarmente delicati propri delle Province del Friuli Orientale e Occidentale …
Qui si tratta di legittima difesa da oscure manovre, che strumentalizzano molti in buona fede sui dialetti veneti, con l’unico scopo, in realtà, di dialettalizzare le minoranze linguistiche …
La legge sembra infatti fatta apposta per creare confusione, sovrapposizioni, attriti, forse al fine di sabotare l’oramai costituzionalizzato plurilinguismo regionale …
Contrariamente a quello che pensa qualcuno, tuttavia, in Friuli non siamo tutti dei grandi ignoranti e ingenui, remissivi e sottani …
Vi è chi sta raccogliendo firme per sollecitare un’impugnativa del Governo, del tutto simile a quella che ha già riguardato la L.R. 11/09 del Piemonte, sulla valorizzazione del piemontese: http://www.frontefriulano.org/comunicati.asp?ID_COMUNICATO=138
24 marzo 2010 a 18:12
furlanadis
Ho capito…..
Eppure le piaccia o meno, noi friulani siamo minoranza linguistica storica riconosciuta dallo Stato italiano ai sensi dell’art. 6 della Costituzione italiana. E siamo, pensi un po’, riconosciuti come “minoranza nazionale” persino dell’Europa.
E lo sa che tra un mese una Commissione europea verrà in Friuli a verificare qual è il livello di tutela linguistica del popolo friulano? E saranno dolori per l’Italia e la Giunta Tondo!
Per l’Europa, il Friuli e i friulani esistono ed hanno dei diritti linguistici, per Lei evidentemente NO!
28 marzo 2010 a 14:39
Marco
Comprendo la sua posizione, Scatigna, ma mi sembra viziata da un’ampia pregiudiziale e anche da un’ignoranza di fondo sullo sviluppo delle posizioni attuali. Fa riflettere anche il suo menefreghismo sull’impianto legislativo regionale e repubblicano. Una maggiore conoscenza di come si è arrivati una legge sulla lingua friulana, la farebbe comprendere anche perché le strade della città di Gorizia sono piene di buche e anche su come si sviluppano gli appalti pubblici tra burocrazia e opportunità politica. Si scandalizzerebbe molto di più, mi creda.
In quanto ai cartelli bilingui, li approvo e trovo la loro presenza molto più importante e significativa, in una regione dove gli attriti nazionalisti hanno sempre provocato tensioni e falsità.
10 aprile 2010 a 20:43
sandro giombi
Oltre al lato “linguistico” assai ben esposto da Scatigna, ovvero l’ idioma usato per arroccarsi in un affatto ben definito territorio “spazio-temporale”, generatore di scempiaggini come “sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare recitato in friulano (!!!), esilarante se non fosse costato svariate migliaia di euro di denaro pubblico e di una paranoide sindrome d’ assedio “triestino” subita dai poveri friulani (“prima regola in politica: inventarsi un nemico”, Nietzsche), va dato anche uno sguardo a ciò che in quei secoli bui è stato il Patriarcato d’ Aquileia.
I pasdaran friulani ingannano se stessi (o forse proprio non ci arrivano) descrivendo il periodo del Patriarcato come un “età dell oro” per i friulani.
Ma chi, ma dove? Vi ricordo solo che fu Cristoforo Colombo ad importare in Europa il mais, la patata, i fagioli (e non solo)i quali si diffusero come alimento comunque oltre un secolo dopo, perciò solo dopo il 1600.
Fino a quel momento, per i friulani (e non solo) la vita quotidiana era peggio dei peggiori incubi: l’ aspettativa di vita arrivava nei migliori dei casi a 40 anni per gli uomini sdentati, assai meno per le donne, usate solo come “macchine da parto”, 10/12 figli tra stenti e condizioni igieniche da porcile, se ne rimanevano vivi un paio di figli era già assai, durante l inverno ci si “riscaldava” su un soppalco sopra gli escrementi degli animali, infezioni oggi banalissime significavano morte sicura, i venerati “signori”, vassalli del Patriarca erano padroni di vita e di morte di codesti disgraziati, per non parlare delle incursioni di turchi, spesso bande di irregolari bulgari e quindi saccheggi, incendi… alfabetizzazione zero, ovviamente; spesso paesini distanti anche pochi km tra loro semplicemente non comunicavano tra loro, dove nascevi crepavi, perciò anche a qualche decina di km di distanza proprio non ci si capiva, altro che “lingua friulana”…
Un tanto solo per far capire anche alle menti più deboli, che per oltre un millennio non è che se la passavano come ad una sagra estiva, con il frico, il prosciutto di San Daniele, i formaggi… i vini del Collio e del “grave”…
Potrei continuare… come ha detto Claudio Magris: “l opinione pubblica simpatizza per un popolo oppresso”, e i friulani non sono un popolo oppresso…
Se proprio volete, pasdaran friulani (siete una minoranza grazie a Dio) costruite possenti mura attorno al vostro patriarcato, affilate le spade, sellate i cavalli, indossate le armature, caricate le catapulte, Udin capitale del mondo, ma non rompeteci i coglioni!
5 Mag 2010 a 15:30
dott. Luca Campanotto
Quanto pubblicato poco sopra da Sandro Giombi sul Patriarcato di Aquileia (una delle Chiese più importanti dell’Europa Occidentale, patria di insigni Vescovi e Patriarchi, come San Cromazio, autentico Padre della Chiesa e maestro di quel San Girolamo che tradusse in latino la Bibbia, oppure San Paolino, segretario di Carlo Magno) non merita replica, anche perché dimostra da sé che l’oppressione linguistica e culturale che devono subire i friulani, friulanofoni e non solo, è realtà quotidiana, e non certo invenzione.
IL GOVERNO HA IMPUGNATO:
http://www.ilgiornaledelfriuli.net/politics/friuli/consiglio-dei-ministri-impugna-la-legge-sui-dialetti-di-origine-veneta/
16 Mag 2010 a 16:35
dott. Luca Campanotto
Segnalo gli ultimi sviluppi sulla questione di legittimità costituzionale della nuova legge regionale per i dialetti veneti della Regione Autonoma Friuli – Venezia Giulia:
http://www.ilgiornaledelfriuli.net/politics/friuli/minoranze-linguistiche-e-corte-costituzionale-commento-alla-sentenza-1702010-sul-piemontese-del-dott-luca-campanotto/
16 luglio 2010 a 13:27
dott. Luca Campanotto
Per il Presidente della Repubblica il friulano è una lingua …
http://www.ilgiornaledelfriuli.net/udine-cron/per-napolitano-il-friuli-coniuga-sentimenti-identitari-e-di-italianita/
27 luglio 2010 a 16:20
Michi
Certo che è incredibile come ancor oggi – anno 2010 – opinioni del ventennio fascista siano ancora in circolazione: SIAMO IN ITALIA E IN ITALIA SI PARLA SOLO ITALIANO! Che poi lo Stato italiano e la stessa Europa abbiano riconosciuto i friulani “minoranza linguistica storica” e la loro lingua una delle 12 lingue DIVERSE DALL’ITALIANO parlato nell’attuale Stato italiano…..è un qualcosa che si può anche ignorare!
Certo che il fanatismo nazionalista italiano è duro a morire!
Viva il Friuli! Viva l’Europa dei Popoli!
30 luglio 2010 a 12:44
Francesco Scatigna
Io mi ero sinceramente ripromesso di non ribattere più a commenti sterili circa un articolo scritto mesi e mesi fa.
Il fatto che molti Friulani (vi ho messo la F in maiuscolo, contenti?) continuino a perdere tempo con un modesto articoletto di un giornale universitario dà la cifra della loro pochezza -e delle loro giornate libere.
Faccio una domanda ai miei amici Friulani: ma non vi siete mai chiesti se avete ragione? Tutte le persone si fanno questa domanda; gli unici a cui non la vedo fare sono i Friulani. Sono sempre così sicuri, così certi che sia così, e in nessun altro modo. E chi ha un’altra opinione è tutti gli aggettivi peggiori immaginabili.
Non ho forse detto che il titolo era una provocazione? Non l’ho detto? Ve lo devo tradurre in Friulano? Incredibile.
Calmiamoci, tutti quanti. Ho solo detto che la politica si è appropriata della vostra lingua, mentre negli altri territori (altrettanto meritevoli di tutela linguistica)ciò non accade. Superbi e colti Friulani, non vi rendete conto di essere usati?
Io sono affezionato a questa terra, spero si sia capito. Vorrei tanto che, per una volta, dimostriate all’Italia non solo quanto siate caparbi e grandi lavoratori, ma anche di essere ragionevoli e, ma guarda te, simpatici. Ospiti di gente unica, come dite, ma simpatica? Simpatico è colui che, ogni tanto, solo ogni tanto, si chiede se ha ragione o meno. Ecco. E non insulta uno studente un pò tardo che si arrischia a scrivere un articolo un pò diverso sul giornale universitario, dandogli addirittura del fascista.
E con questa, infatti, le ho sentite tutte. Io sarei nientepopodimenochè un fascista, un nazionalista italiano. Io, che non sono nemmeno lontanamente di destra e che ai Mondiali tifavo Inghilterra e Spagna. E la chiusa del commento del povero Michi è ‘viva l’Europa dei popoli’…Se avessi letto il mio articolo, caro il mio Michi, avresti visto che anche io auspico un’Europa dei popoli…
E dopo aver scritto tutta questa roba, mi rendo conto di una cosa: che io scrivo, scrivo, cerco di discutere, ma niente. Con le persone ragionevoli si può discutere, ma gli idioti no. Gli idioti hanno sempre ragione.
Io posso anche sbagliare, dimostratelo. Ma prima leggete il mio articolo e i miei commenti, e, per favore, evitate di darmi del fascista.
Gesù, io un fascista. Davvero, Michi, meriti la menzione speciale per il commento più bello. Davvero. Gesù.
1 agosto 2010 a 13:51
dott. Luca Campanotto
Anch’io mi ero sinceramente ripromesso di non insistere, ma sono costretto a farlo, visto che dall’articolo e da molti commenti non emerge chiaramente la radice di tutti i mali:
i “talebani” non sono coloro che stanno difendendo dei DIRITTI UMANI FONDAMENTALI e COSTITUZIONALMENTE GARANTITI col loro insistere sul fatto che il friulano è una lingua;
i veri “talebani” sono coloro che, ancora nel ventesimo secolo oramai inoltrato, forse inconsapevoli vittime di retaggi politico-ideologici che credavamo oramai superati, si ostinano, con qualsiasi pretesto, a mettere in discussione l’evidenza, magari al fine di tentare di dimostrare l’insostenibile baggianata ASSIMILAZIONISTICA, finora creduta per vera con fede cieca solo da giacobini e fascisti, secondo la quale in Italia l’unica lingua sarebbe l’italiano:
il fatto che il friulano è una lingua a sé stante lo hanno sostenuto, domostrato e certificato, tra gli altri, ancor prima della legge (e della normativa di attuazione dello Statuto Speciale), gli illustri esperti De Mauro (quello del vocabolario), Pellegrini, Pizzorusso, incaricati dal Parlamento, negli anni settanta, di stilare il catalogo delle minoranze linguistiche d’Italia (la loro corposa relazione è agli atti dei lavori parlamentari sulla L. 482/99):
GLI ASSIMILAZIONISTI NE PRENDANO ATTO E CI LASCINO IN PACE,
OPPURE NON SI LAMENTINO SE I FRIULANOFONI DIFENDONO LA LORO SACROSANTA IDENTITÀ E DIGNITÀ,
PERCHÈ LA NOSTRA TRADIZIONALE SOTTANANZA È FINITA PER SEMPRE.
1 agosto 2010 a 15:17
Michi
Francesco, esiste anche una sinistra radical-schic piena di pregiudizi e che, per quanto riguarda la minoranza linguistica storica friulana (riconosciuta dallo Stato italiano e dalla Unione europea), usa gli stessi argomenti dell’onorevole Reberto Menia. Sei proprio in bella compagnia, complimenti!
1 agosto 2010 a 15:32
Michi
Comunque non c’è nulla di cui discutere. Nella nostra Costituzione c’è un articolo 6 (leggetelo!). E il Parlamento italiano ha dato attuazione a questo articolo con la legge 482/99 (leggetela!). Ai sensi della legge 482/99 noi friulani siamo “minoranza linguistica storica” e la nostra LINGUA è costituzionalmente tutelata.
Di cosa dovremmo discutere? Non c’è nulla di cui discutere. Ci sono solo pregiudizi da superare e disinformazione da colmare.
1 agosto 2010 a 16:01
Michi
O meglio c’è un tema di cui discutere:
come oggi lo Stato italiano tutela le 12 minoranze linguistiche, che dopo 50 anni di colpevole ritardo, ha riconosciuto con la legge 482/99. Sarebbe da discutere l’elemosina di finanziamenti che lo Stato italiano riserva per la tutela delle 12 lingue minorizzate (ai friulani per il 2009 sono arrivati dallo Stato italiano 0,50 centesimi di euro a testa!) . Sarebbe da discutere che a distanza di 11 anni la legge 482/99 è ancora quasi totalmente non attuata. Sarebbe da discutere che la regione Friuli-Venezia Giulia non ha ancora dato attuazione alla legge regionale 29/2007 (tutela lingua friulana): mancano i regolamenti attuativi e non c’è alcuna volontà politica di emanarli. E senza i regolamenti questa legge è come non fosse mai stata approvata dal Consiglio regionale.
Perchè non si discute di come lo Stato italiano e la regione Friuli-Venezia Giulia trattano le minoranze linguistiche? L’Italia, in Europa fa meglio solo della Grecia. Il che è tutto dire.
1 agosto 2010 a 19:37
Michi
E se vuoi un consiglio da amico, per il futuro evita titoli “provocatori” come quello da te scelto per il tuo articolo. Per un friulano, e non potrebbe essere altrimenti, è un segnale di assenza di sensibilità e rispetto nei confronti della minoranza linguistica friulana.
2 agosto 2010 a 14:58
Francesco Scatigna
Ultima volta che replico.
I titoli, caro Michi, sono provocatori perchè grazie a Dio esiste, ed è molto utile, la provocazione. Per far discutere, per solleticare la mente. Solo gli ottusi si sentono offesi. Molti miei amici friulani si sono detti d’accordo.
Cari dott.Campanotto e caro Michi. Guardate che non mi dovete convincere. Lo so anche io che la Lingua Friulana è una Lingua. Se aveste letto il mio articolo lo sapreste. Sono anche d’accordo con la sua tutela. Sono d’accordo su tutto, questo perchè spostate il punto della discussione, che non è SU QUALI BASI il Friulano è una lingua, ma SULL’USO che se ne fa. Non è abbastanza chiaro? Il Friulano è una lingua. Il Friulano va difeso. Mi sembra che spendere soldi per una traduzione della Divina Commedia sia, però, un modo alquanto ridicolo per farlo. Vedete un pò voi.
Lo dico con tutto il rispetto: siete troppo colmi di rancore, quando parlate di quest’argomento. Vi consiglio di discutere di queste cose con un pò di autoironia, cosa che vi manca assai: con la simpatia si guadagna molto, vedrete. Se i Friulani imparassero ad essere simpatici (è un giudizio generalistico, ma rivolto solo a quelli che, come voi, si inalberano di fronte ad innocui commenti sul Friulano) guadagnerebbero più sostenitori del previsto. Provate, provate ad essere simpatici. E, ogni tanto, prendetevi per i fondelli, è un divertente passatempo…Si fa meno fatica rispetto a prendersi continuamente, strenuamente sul serio.
2 agosto 2010 a 17:22
Michi
“spendere soldi per una traduzione della Divina Commedia, sia, però, un modo alquanto ridicolo per farlo”.
Quindi ci sono lingue superiori e lingue inferiori? Per lei evidentemente SI! Immagino lo sappia quanti libri scritti in inglese, francese, tedesco, ecc. sono stati tradotti in italiano.
Il solo fatto che lei consideri ridicolo tradurre in lingua friulana testi scritti in un’altra lingua, è molto esplicativo e chiarificatore: Lei è contro la tutela della lingua friulana, che nei fatti non considera neppure lingua. Una lingua è tale quando ha un uso normale. E in qualsiasi lingua “normale” è “normale” tradurre libri e testi scritti in un’altra lingua……
Ma per lei la lingua friulana non è una lingua “normale”, ma un dialetto che va usato solo in famiglia, nei bar e dalle filodrammatiche. Da qui il suo trovare “ridicolo” le traduzioni in lingua friulana. E il titolo non è provocatorio, ma è ciò che pensa della lingua friulana…
La saluto
2 agosto 2010 a 19:36
Michi
Titolo provocatorio: “L’Italia? Un paese di mafiosi, camorristi e suonatori di mandolino”.
Suvvia, è solo un titolo provocatorio. Suvvia italiani imparate “ogni tanto a prendervi per i fondelli, è un divertente passatempo”: parola di Francesco Scatigna.
2 agosto 2010 a 19:44
Michi
Ovviamente….come scrive Francesco Scatigna nel suo ultimo commento del 2 agosto, il titolo provocatorio del mio commento precedente, è da prendere con “molta autoironia” e “senza inalberarsi”….
2 agosto 2010 a 20:48
dott. Luca Campanotto
Mi sembra il colmo ! Roba da rovinarsi la digestione !
Dopo aver lanciato il sasso, quasi si nasconde la mano …
Da quando si può scherzare o discutere “tanto per parlare”, anche su Costituzione e diritti della persona ?
Mi sembrano temi troppo importanti per consentire provocazioni … Anche in considerazione del fatto che, solitamente, chi ha un atteggiamento ironico o addirittura irrispettoso per l’identità linguistica friulana (da quando i friulani si stanno svegliando, la stampa italiana, bypartisan, è piena di schifezze discriminatorie in ragione della lingua, ma si legga anche il bell’esempio del caro Sandro Giombi e di altri simpatici amici, poco sopra) scatta invece sull’attenti quando si tratta di quella italiana (visto che i due valori sono messi, peraltro artificiosamente, in contrapposizione) …
Naturalmente è sempre colpa dei friulani, o comunque di quelli che non sono più disposti a lasciar passare e a lasciar cadere proprio le provocazioni, che si travestono di suadenti atteggiamenti filo-friulani solo per mascherare la malcelata superiorità con la quale molti si permettono ancora di guardare alla lingua friulana …
Quanto poi all’ampiezza dell’uso del friulano, bisogna denunciare anche l’ipocrisia di chi, nella sostanza, vorrebbe renderci analfabeti nella nostra stessa lingua: nel ventunesimo secolo, o una lingua si adatta e cresce, estendendo la propria normalizzazione ad ogni settore o aspetto del vivere civile, oppure viene necessariamente condannata a morire; tutti devono rendersi conto che chiunque desidera ghettizzare la lingua friulana finisce in realtà, inevitabilmente, per volerla semplicemente morta …
E chi mi vuole morto deve sapere che venderò molto cara la mia pelle …
8 settembre 2010 a 12:01
Giuseppe Guarino
Veramente divertente questa diatriba. Sempre la solita, ma comunque divertente, oddio! Si faper dire. Non capisco perchè i miei amici friulani (anche io lo sono, vivo in Friuli da ben 43 anni)se la prendono tanto con Scatigna.
Alla fine cosa ha fatto di male? Ha semplicemente espresso la sua opinione in modo garbato, colto e veritiero.
La storia della lingua friulana è solo ed esclusivamente un fatto politico. Proprio quello che non dovrebbe essere. Però è servito ad accendere lo spirito sciovinista dei miei amici friulani (ripeto: anche io lo sono).
Scatigna ha giustamente criticato la decisione di insegnarlo nelle scuole, infatti, non c’è niente di più sbaglato, specialmente al giorno d’oggi, viviamo una realtà multietnica. Mi chiedo cosa se ne fa del friulano un ragazzo straniero? Non sarebbe meglio insegnargli l’italiano? Veniamo ai cartelli stradali, e chiediamoci a chi servono; ai friulani, sicuramente no, perchè sanno già che Udine si chiama Udin e Tarcento in friulano è Tarcint; per tutti gli altri, italiani e stranieri che transitano per il Friuli servono solo a confondere le idee. Sicuramente servono per le ditte che li costruiscono e per quelle che devono manutenzionarle .. e per qualcunio che ci deve guadagnare qualcosa.
Allora, amici friulani non “accartocciatevi in voi stessi”, “Sburtat” la porta e quardate il resto del mondo.
11 settembre 2010 a 15:03
dott. Luca Campanotto
Sinceramente, sig. Guarino, non sono mai riuscito a comprendere per quale oscuro motivo la stessa identica cosa, ovverosia il legame con una lingua, sia catalogata come sintomo di apertura mentale e gran sfoggio di cultura se solo ha ad oggetto l’italiano, mentre venga subito bollata come segno di chiusura, o addirittura di sciovinismo, se solo si azzarda a riguardare, invece, il friulano … Questi, per quanto discutibili (e criminalizzati: art. 23 L. 38/01), rimangono pur sempre degli orientamenti soggettivi … L’unica cosa che non capisco è il motivo del fatto che i friulanofoni debbano soffrire (ad esempio la derisione di chi trova “divertente” una diatriba che è invece molto seria, toccando i principi costituzionali fondamentali di democrazia, pluralismo, personalismo, uguaglianza) molto più degli altri cittadini, quando si permettono di esternare queste loro opinioni … Evidentemente, ben altro sciovinismo, quello storicamente portato avanti da certi italioti fascistoidi nei confronti delle minoranze linguistiche, è ancora duro a morire …
Quanto alla politicizzazione della questione linguistica friulana, ben venga! Ai piani alti, in Italia, si accorgono che esiste un problema solamente quando scoppia “casino”: ecco che certa politicizzazione di questi problemi, non quella partigiana, ma quella alta, quella che punta all’effettiva garanzia di diritti linguistici fondamentali è un fatto che, oltre a rivelarsi compiuta espressione di democrazia matura, risulta assolutamente auspicabile, anche perché, nell’attuale sistema di potere, è l’unica via per la piena e definitiva affermazione di quella Regione Autonoma plurilingue che il Sen. Avv. Tiziano Tessitori, grande cittadino, grande friulano, grande avvocato, Padre Costituente, Padre dello Statuto Speciale aveva in mente per noi (anche se, dopo l’eliminazione di tal personaggio scomodo, l’art. 3 dello Statuto Speciale, pur essendo legge costituzionale, è rimasto molto spesso lettera morta) …
Quanto ai cartelli plurilingui, sono anch’essi necessari, visto che costituiscono una delle tante manifestazioni della politica linguistica (termine del tutto normale e normalizzato nell’Europa più civile, ma non molto in seno alla radiotelevisione pubblica italiana, ad esempio) e servono a ricordare a tutti coloro che si trovano a passare di qua il fatto che, nella nostra Regione, anche il gruppo linguistico ladino-friulano esiste ed è riconosciuto e tutelato come tale … ecco perché danno tanto fastidio …
Quanto alle nuove minoranze derivateci dall’immigrazione, sono convinto, in un’ottica pluralistica, non esclusivistica, ed anzi tendente all’inclusione, che tutti, compresi i nuovi arrivati, possano contribuire al progresso non solamente economico della società; mi sembra parimenti evidente, tuttavia, che quindi anche i friulanofoni, che insistono da secoli sul Friuli, possano e debbano farlo, a maggior ragione; in quest’ottica di reciproco scambio, anche la lingua friulana potrebbe divenire un buon fattore di integrazione (del resto, ciò è già previsto dalla L. R. 29/07, che si rivolge anche agli immigrati che desiderano comprendere appieno tutte le nostre culture; peccato che, grazie alla Giunta Tondo, la nuova legge di tutela della lingua friulana sia ancora di fatto lettera morta, visto che i necessari e dovuti regolamenti di attuazione non vengono ancora approvati dopo anni, in spregio alla legislazione che li prevede, e i fondi regionali vengono tagliati senza nessuna logica, ma solamente sulla base di pregiudizi ancora molto diffusi, negli ambienti che contano, in Italia …
Sig. Guarino, a me sembra sia molto più limitato e ristretto il monolinguismo italiano che fino ad ora è stato forzatamente imposto con ogni mezzo a questa Regione, poiché ogni lingua, piccola o grande che sia (e non solamente quelle utili al profitto come l’inglese), è un valore, è un bene immateriale di incommensurabile importanza umana e culturale, che non ha prezzo, e come tale dovrebbe sempre venir trattata, anche in pubblico e a livello istituzionale …
Se noi friulani friulanofoni siamo così duri nel tenere il punto, non è perché siamo “accartocciati”, ma è solamente perché nessuno è ancora riuscito fondatamente a dimostrare che abbiamo torto …
Avranno gli altri lo stesso coraggio nell’aprire le porte al plurilinguismo ?
11 settembre 2010 a 20:20
Fabiana
“Avranno gli altri (gli altri chi? Gli altri Italiani? Lombardi? Napoletani? Condomini della palazzina sita in piazza della Repubblica n.18 a Sassu Strittu fraz. di Carbonia? Mah!) lo stesso coraggio nell’aprire le porte al plurilinguismo?”.
Questo sì che è un vero dilemma: avrò il coraggio di aprire le porte al plurilinguismo (Cielo, che paura! Non è che mi farà male?)?
Ho paura che il dilemma credo sia un altro: il plurilinguismo c’è già, che gli si aprano le porte o no. Temiamo le “invasioni barbariche”? Non so voi, ma io no.
Perché citare tutta la normativa possibile e immaginabile(addirittura un Regio Decreto? Stia tranquillo dottò, le crediamo!) quando ciò che può risolvere la questione non è riportato in nessun codice?
A differenza di altre nazioni che hanno indicato tra i fondamenti anche qual’è la propria lingua nazionale, l’Italia è un’eccezione: nella Costituzione non è scritto da nessuna parte che la lingua ufficiale della Repubblica Italiana è l’italiano.
L’omissione ovviamente non è certo casuale, anzi!
Si parla della tutela di minoranze alloglotte proprio per evitare che le varie realtà linguistiche preesistenti in Italia non fossero messe a repentaglio.
Quindi nessuna “insostenibile baggianata ASSIMILAZIONISTICA, finora creduta per vera con fede cieca solo da giacobini e fascisti, secondo la quale in Italia l’unica lingua sarebbe l’italiano”.
Scusate la precisazione pedante, ma l’attacco alle minoranze linguistiche non è nato con il fascismo ma molto prima: già nel 1873 Giovenale Vegezzi Ruscalla “tuonava” contro le “isole linguistiche” presenti nel territorio italiano, attaccando prima quelle francesi presenti in Val D’Aosta per poi dilatare il discorso a tutte le altre.
Concludo con una piccola precisazione “E chi mi vuole morto deve sapere che venderò molto cara la mia pelle …” …Ma chi tte se fila!!!
12 settembre 2010 a 13:28
dott. Luca Campanotto
La Costituzione Italiana è una delle Costituzioni più avanzate al mondo non perchè tende a rafforzare il potere e il sopruso dei forti, ma perché, al contrario, tende ad emancipare e a tutelare i deboli … ecco perché dà così tanto fastidio …
L’ufficialità della lingua italiana è principio costituzionale talmente evidente da non necessitare di puntualizzazione espressa (basti pensare a quale sia stata la lingua di redazione della Costituzione) … in un Paese democratico, personalista e pluralista, bisogna piuttosto pensare ai deboli e alle minoranze …
Il Prof. Daniele Bonamore, comunque, riconosce una certa ufficialità anche alle dodici lingue minoritarie della Repubblica, nei limiti in cui ne sia consentito l’uso pubblico e istituzionale dalla rispettiva normativa di tutela …
Normativa che, per noi friulanofoni, non è un optional che si più tranquillamente ignorare, quasi fosse un semplice consiglio, da seguire solamente se aggrada politicamente o ideologicamente al potente di turno … vedo tuttavia che il senso della legalità, in Italia, a volte, alla prova dei fatti, risulta un po’ claudicante …