Bilancio di un anno di governo Berlusconi

 

 Quasi un anno fa il quarto governo Berlusconi prendeva il posto del Governo Prodi. Tornato di nuovo al ruolo che più lo soddisfa, Berlusconi non ci ha messo molto a decidere la compagine governativa, stravolgendo parte dei Dicasteri, come pure il ruolo dei suoi alleati. Fin dall’inizio del suo incarico infatti l’attuale Primo Ministro ha pensato bene di mettere fuori gioco uno degli alleati più scomodi il quale, per carisma e capacità di fare politica (a mio parere nettamente maggiore della sua), poteva essere un elemento perturbatore: Fini, come nel governo precedente Bertinotti, è stato infatti designato a Presidente della Camera. Altro alleato ingombrante era Bossi che, forte della schiacciante maggioranza ottenuta al Nord, avrebbe potuto, come alla fine ha fatto e sta facendo anche attraverso il suo braccio destro Maroni, fare pressanti richieste per un giro di vite sul federalismo fiscale e sulla legalità. Purtroppo per Berlusconi però la figura di Bossi come garante della Camera era improbabile quanto impossibile da proporre, e quindi ha preferito ripiegare su un Ministero senza portafoglio quale quello per le Riforme per il Federalismo.

Sistemata la questione degli alleati, era il momento di darsi da fare con le richieste più pressanti del Paese: immondizie a Napoli, Rom a Roma, tasse e riforma della Giustizia.

Per le immondizie ha scelto la via più dura: l’impiego dell’esercito, che forse in un eccesso di zelo aveva scambiato per la guardia nazionale americana. A Napoli centro il problema pare essere stato risolto, ma appena usciti dal centro la situazione pare non essere cambiata.

Visto l’effetto positivo dell’impiego delle nostre forze armate a presidiare inceneritori e centri di raccolta si è pensato bene di impiegarle anche nelle “operazioni di sicurezza” nelle maggiori città italiane, evidentemente o le forze di polizia che operano normalmente sul nostro territorio non sono da considerarsi all’altezza, oppure città come Milano, Roma, Napoli sono paragonabili ormai al Libano, all’Afghanistan o più semplicemente alla Palermo dei primi anni Novanta.

Ma la sicurezza non si è fermata qui: finita un’emergenza ce ne doveva essere per forza un’altra che distogliesse l’attenzione dell’opinione pubblica da avvenimenti ben più gravi e importanti. Così si è scelto di sfruttare alcuni crimini compiuti da esponenti dei gruppi Rom per lanciare l’Emergenza Rom, come se fino ad adesso nulla fosse successo e tutto d’un tratto queste persone si fossero svegliate e avessero cominciato a delinquere. Grazie all’ignoranza dilagante nel nostro Paese è stato molto semplice per media e partiti cavalcare l’onda del pericolo Rom, che è stato poi allargato ai Rumeni i quali sono ormai visti come i portatori di tutti i mali.

Veniamo alle riforme interne: fin da subito il Cavaliere ha parlato di riforma della Giustizia, ovviamente non volta all’assicurazione della pena in caso di reato o alla riduzione dei tempi dei procedimenti, ma semplicemente volta ad abbattere alcuni cavilli legali che potevano portarlo ad un’eventuale condanna, come è accaduto al suo avvocato Mills giudicato colpevole di aver ricevuto 600,000 dollari da Berlusconi come compenso per falsa testimonianza.

Come ogni governo italiano che si rispetti anche questo ha pensato bene di riformare la scuola e l’università: questa volta la riforma ha portato ad un taglio netto dei fondi all’università e alla ricerca per i prossimi 3 anni, tagli che mirano alla diminuzione degli sprechi, cosa necessaria ma che, non essendo mirata, sembra piuttosto essere presagio di disagi e di ostacolo allo studio e alla ricerca. E a proposito di tagli degli sprechi alla PA non si può dimenticare il Ministro Brunetta che attraverso la sua crociata contro i “fannulloni” ha dato una svolta epocale alla lotta ai privilegi dei dipendenti pubblici. Tanto questa riforma é stata acclamata come una cosa doverosa e giusta, tanto pero`, come nel caso Gelmini, il fare di tutta l’erba un fascio ha avuto un risultato controproducente che ha in parte ridotto gli effettivi benefici del provvedimento.

Altra promessa elettorale mantenuta da Berlusconi é stata quella della riduzione delle tasse. La scelta di abolire l’ICI sulla prima casa ha avuto due effetti opposti: da un lato ha consentito al Premier e al suo governo di un notevole ritorno di immagine e di popolarità, dall’altro la situazione economica dei comuni ha subito un’ulteriore drastica riduzione, i cui effetti saranno visibili a tutti a partire da metà 2009.

Ultimo episodio che conclude la carrellata di eventi del primo anno di governo e a mio parere emblematico della percezione che il Cavaliere ha di se stesso e del suo rapporto con i suoi colleghi di governo, é quello relativo alla bagarre legata al caso Englaro.

Quando il governo all’inizio di febbraio ha discusso e poi approvato un decreto legge in extremis per evitare la morte di Eluana Englaro, Berlusconi fece capire ai colleghi durante il Consiglio dei Ministri che dalla loro accetazione o meno del decreto dipendeva la loro permanenza al governo. Reazione ancor più decisa il Cavaliere l’ha mostrata nei confronti del Presidente della Repubblica il quale, nel pieno esercizio delle sue funzioni, ha deciso di non firmare il decreto, giudicato incostituzionale: davanti a tale rifiuto il Cavaliere ha perso le staffe affermando che Napolitano non poteva permettersi di intromettersi in decisioni di questo calibro e che non aveva la facoltà di fare cio’.

Il Premier ha quindi dato l’impressione di non sentirsi un primus inter pares, bensi’ un re attorniato da vassalli. E cio’ é apparso ancora più chiaro in questi giorni, con la preparazione della Convention per la fondazione del PdL: nulla é stato lasciato al caso, tutte le decisioni più importanti e le responsabilità strategiche sono state delegate a rappresentanti di Forza Italia al fine di rendere superflua la Convention stessa. Il risultato della Convention, oltre ad essere un’importante svolta nella politica italiana, avrà certamente effetti determinanti sulla futura attività del governo in carica. Sarebbe quindi auspicabile che gli altri membri della maggioranza fossero meno accondiscendenti, onde evitare di doversene pentire quando ormai i giochi saranno chiusi.

 

Leonetta Pajer